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"Quando vivi in un luogo a lungo, diventi cieco perché non osservi più nulla. Io viaggio per non diventare cieco."
 Josef Koudelka
Armenia 2018

Viaggio nella memoria della Grande Armenia

Un viaggio, di quasi vent’anni fa, mi portò a visitare la Turchia orientale dove ebbi l’occasione di vedere tre dei luoghi della millenaria storia armena: tre simboli.
Questi luoghi sono fondamentali per rappresentare e sintetizzare la cultura e lo spirito del popolo armeno. Tre microcosmi armeni: oggi al di fuori del territorio armeno.

Tre luoghi perduti che si trovano nell'odierna Turchia, abitati e governati dal popolo genocida:
  • Il primo è è l'antica capitale, Ani, deserta, spoglia, ormai in rovina da secoli.
  • Il secondo è un lago, il lago di Van, il giardino perduto degli armeni.
  • Il terzo è un monte, l'Ararat, quello che i persiani chiamano Kuh-i-Nuh, il "Monte di Noè". La leggenda narra che sulla sua vetta a 5.137, si sia fermata l'Arca di Noè dopo il diluvio universale.

Qualche anno fa, durante un viaggio nell’attuale Armenia ho visitato la nazione erede del Regno d'Armenia, primo Stato cristiano della storia (301 d.C.) che si trova così orfana di buona parte del suo territorio nonchè dei suoi simboli.
Un genocidio, quello del popolo armeno, spesso negato, minimizzato o addirittura ridicolizzato e per questo cancellato dalla memoria collettiva. Istituzioni, vita spirituale e oggetti di culto, tesori d’arte e cultura tutto raso al suolo. Pochi i monumenti armeni sopravvissuti al genocidio: la maggior parte delle chiese e dei monasteri furono completamente distrutti, molti altri andarono in rovina, altri ancora furono trasformati in moschee, se non addirittura in stalle e fienili. Le abitazioni, le scuole, gli ambienti lavorativi distrutti o destinati ad altri usi.

La popolazione armena fu massacrata o espulsa: molti furono costretti all’esilio ed espatriarono. Altri vivono nell’attuale Armenia, una piccolissima parte di territorio rimasto di quella che era il grande Regno d’Armenia.
Il territorio dell'Armenia storica è ormai divenuto un gigantesco sito del trauma: un trauma, peraltro, negato e quindi quotidianamente alimentato.
Visitando l’attuale Armenia si respira una profonda fede, una grande religiosità che pervade quel popolo. Fede per la quale sono stati sterminati ma proprio per quella si sono salvati. Al popolo armeno, oggi, tuttavia non rimane che piangere il paradiso perduto.

Non c'è viaggio della memoria che possa restituire al popolo armeno la sua terra: perduto per sempre è il sacro monte Ararat che si staglia imponente davanti all’attuale capitale Yerevan; così come perduto è il misterioso lago di Van, culla acquea del popolo armeno, ricordato perennemente dalla vista del suo gemello più piccolo, il lago di Sevan; così come perduta è la vecchia capitale Ani ormai distrutta e in rovina, al di là del monte Ararat in terra straniera ….un sogno perduto.
Foto e testi di proprietà di Beatrice Rovai
Sito realizzato da Maria Laura Baronti Marchiò
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